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La via della vita eterna

Solo il Cristo degli ultimi giorni può offrire all’uomo la via della vita eterna

 La via della vita eterna

Mettersi sul cammino della fede in Dio

fede in Dio
Immagine della Chiesa di Dio Onnipotente

Mettersi sul cammino della fede in Dio

Rongguang Città di Harbin, Provincia dello Heilongjiang

Nel 1991, per grazia di Dio, iniziai a seguire Dio Onnipotente a causa di una malattia. A quel tempo non sapevo nulla della fede in Dio, ma la cosa interessante è che mi piaceva nutrirmi e abbeverarmi delle parole proferite da Dio Onnipotente. Sentivo che le Sue parole erano così buone, e quando cantavo o pregavo ero spesso commosso dallo Spirito Santo al punto da mettermi a piangere. Quella dolcezza nel mio cuore, quel godimento, erano come un evento gioioso che mi fosse capitato. In particolare, nel ritrovarsi assieme durante la grande opera dello Spirito Santo, sentivo come se avessi trasceso la carne e vivessi nel terzo cielo, sentivo che qualsiasi cosa appartenente al mondo era stato gettato al vento. Non riesco a dire quanto ricolmo di gioia, quanto felice, fossi nel mio cuore. Sentivo di essere la persona più felice al mondo. A quel tempo, quindi, pensavo che credere in Dio consistesse soltanto nel gustare la Sua grazia.
Più le parole di Dio venivano rilasciate (al tempo venivano continuamente inviate alla Chiesa, passaggio dopo passaggio), più io conoscevo. Allora, non fui più soltanto ricolmo dal godimento della grazia di Dio. Quando vidi “i primogeniti” menzionati nelle Sue parole e imparai che Dio elargisce grandi benedizioni su di essi, cercai di divenire uno di loro, sperando che in futuro avrei potuto regnare con Dio. Più tardi, quando vidi nelle Sue parole che il Suo tempo era prossimo, sentii perfino un’urgenza maggiore e pensai: Ho iniziato a credere in Dio così tardi; sarò forse incapace di guadagnare questa benedizione? Ho bisogno di metterci un maggiore impegno. Così, quando la casa di Dio mi dette da trascrivere dei documenti, reagii in modo attivo. Non ebbi paura delle difficoltà e decisi di non trovare un partner o un lavoro, così da meritarmi la benedizione di essere un primogenito. Per divenire un primogenito ero pronto a gettare via tutto, a pagare qualsiasi prezzo. In verità, Dio non aveva mai detto esplicitamente nelle Sue parole che potevamo essere primogeniti. Era soltanto perché eravamo ambiziosi e avevamo desideri stravaganti che pensavamo che, avendoci Egli chiamato Suoi figli e avendoci ora elevati, potevamo certamente divenire primogeniti. Questo era il modo in cui credevo di essere divenuto, in modo naturale, un primogenito. Più tardi vidi parole di Dio, che erano state appena rilasciate, che spesso menzionavano “servitore” e vi erano sempre più menzioni del giudizio su di essi. Pensai tra me e me: per fortuna seguo Dio Onnipotente, altrimenti diverrei un servitore. Quando lessi delle benedizioni di Dio e delle promesse per i primogeniti, credetti che una porzione di queste sarebbe stata mia. Quando lessi le Sue parole di conforto e di esortazione per i Suoi primogeniti, sentii anche dunque che erano rivolte a me. Ciò che mi rendeva ancora più contento erano, in particolare, le parole seguenti: “I grandi disastri non ricadranno certamente sui Miei figli, i Miei amati. Mi prenderò cura dei Miei figli in ogni momento e in ogni secondo. Di certo non tollererete il dolore e la sofferenza; piuttosto, è per la perfezione dei Miei figli e l’adempimento della Mia parola in loro, cosicché possiate riconoscere la Mia onnipotenza, progredire ulteriormente nella vita, gravarvi anzitempo dei fardelli per Me e dedicare tutti voi stessi al completamento del Mio piano di gestione. Dovreste essere lieti e felici e rallegrarvi di questo. Vi consegnerò tutto, permettendovi di assumere il controllo. Lo metterò nelle vostre mani. Se un figlio eredita l’intera proprietà del padre, quanto più con voi, Miei primogeniti? Siete davvero benedetti. Invece di soffrire per i grandi disastri, godrete di benedizioni infinite. Che gloria! Che gloria!” (“Il sessantottesimo discorso” in La Parola appare nella carne). Pensavo: Sto sognando? Una manna così incredibile è caduta dal cielo su di me? Non potevo osare di crederci completamente, ma avevo paura che i miei fratelli e le mie sorelle avrebbero detto che la mia fede era troppo piccola, e quindi non osavo non crederci.
Un giorno, andai per partecipare con entusiasmo a una riunione e vidi che due lavoratori erano venuti in Chiesa. Quando fui in loro compagnia, mi dissero di essere dei servitori. Rimasi scioccato dal sentire questo, e gli chiesi: “Se voi siete servitori, non siamo tutti qui servitori?”. Essi dissero la verità senza tirarsi indietro: “Quasi tutti noi siamo servitori in Cina”. Ascoltandoli dire questo, il mio cuore sprofondò. Non poteva essere! È la verità? Quando vidi le loro espressioni gravi, addolorate, e vidi che i volti degli altri erano ugualmente molto tetri, non potei crederci. Ma poi cambiai idea e pensai: Come lavoratori, hanno rinunciato alle loro famiglie e carriere, hanno sofferto molto e pagato un prezzo così alto per l’opera di Dio. Ero abbastanza in difetto rispetto a loro, ma se erano servitori, che cos’altro potevo dire? Un servitore è un servitore e così, al tempo, non mi sembrò tanto terribile.
Dopo essere andato a casa, presi ancora una volta la parola di Dio e guardai ciò che Dio aveva da dire sui servitori, e vidi questo: “O voi che Mi rendete servizio, ascoltate! Puoi ricevere una parte della Mia grazia quando Mi rendi servizio. In altre parole, per un certo tempo conoscerete la Mia opera successiva e le cose che accadranno in futuro, ma non ne godrete affatto. Questa è la Mia grazia. Quando il tuo servizio è completo, vattene subito e non indugiare. Coloro che sono i Miei primogeniti non devono essere arroganti, ma tu puoi essere orgoglioso, perché vi ho concesso infinite benedizioni. Coloro che sono bersagli di distruzioni non devono attirare tribolazioni su di voi o addolorarsi per il vostro destino; chi ti ha reso un discendente di Satana? Dopo che hai compiuto il tuo servizio per Me, puoi tornare ancora una volta nell’abisso, perché non Mi sarai più utile, e comincerò a occuparMi di voi con il Mio castigo. Una volta che inizio la Mia opera, non Mi fermo mai; ciò che faccio si compirà, e ciò che compio durerà in eterno. Questo vale per i Miei primogeniti, per i Miei figli, per il Mio popolo, e anche per voi. I Miei castighi per voi sono eterni” (“Il ottantaseiesimo discorso” in La Parola appare nella carne). Non appena lessi queste parole fui assalito da una pena che non avevo mai sentito prima. Chiusi velocemente il libro delle parole di Dio e non osai più guardarlo. In un attimo sentimenti di pesantezza confusione, insoddisfazione affluirono tutti insieme nel mio cuore. Pensai: ieri mi crogiolavo nella felicità, ma oggi sono stato cacciato fuori dalla casa di Dio. Ieri ero figlio di Dio, ma oggi sono divenuto un nemico di Dio, un discendente di Satana. Ieri, le benedizioni infinite di Dio mi aspettavano, ma oggi la mia destinazione è un abisso senza fondo, e io sarò punito per l’eternità. Se Egli non elargisce benedizioni, non importa, ma perché deve ancora castigarmi? Che cosa mai ho fatto di sbagliato? A che scopo avviene tutto ciò? Non volevo confrontarmi con questa realtà; non ero capace di confrontarmi con questo tipo di realtà. Chiudevo gli occhi e non volevo pensarci più. Speravo tanto che fosse soltanto un sogno.
Da allora in poi, ogni volta che pensavo a me stesso come un servitore, sentivo un’indicibile pena nel mio cuore, e non osavo leggere di nuovo le parole di Dio. Ma Dio è molto saggio, e le Sue parole, che castigano e mettono a nudo le persone, non sono soltanto permeate di mistero, bensì contengono anche profezie della futura catastrofe e offrono una prospettiva sul Regno e su cose simili. Erano tutte cose che volevo conoscere, quindi non potevo ancora volgere le spalle alle Sue parole. Quando le leggevo, esse, affilate come una spada, trafiggevano ripetutamente il mio cuore, e non potevo far altro che accettare il Suo giudizio e il Suo castigo. Sentivo che la collera maestosa del giudizio di Dio era sopra di me. A parte il dolore, conoscevo l’effettiva verità del mio essere stato corrotto da Satana. Era divenuto chiaro che ero figlio del gran dragone rosso, discendente di Satana, e oggetto di distruzione. Disperato, non osavo più sperare avidamente in qualche benedizione, ed ero disposto ad accettare la predestinazione di Dio riguardo al mio essere un servitore. Quando sentii che potevo mettere il mio cuore nell’essere un servitore, Dio portò allo scoperto ancora una volta alcune cose che erano nascoste in me. Un giorno, nel mentre leggevo le parole di Dio, vidi: “Dopo che sarò tornato a Sion, coloro che sono sulla terra continueranno a lodarMi come in passato. Quei servitori leali restano ad aspettare per renderMi servizio, ma il loro compito dovrà giungere al termine. La cosa migliore che possano fare è contemplare il dato di fatto della Mia presenza sulla terra. In quel tempo comincerò a infliggere disastri a coloro che meriteranno le calamità, ma proprio come[a] tutti credono che Io sia un Dio giusto, certamente non punirò quei servitori leali, ed essi riceveranno solo la Mia grazia” (“Il centoventesimo discorso” in La Parola appare nella carne). Vedendo questo, pensai segretamente tra me e me: non penserò più al diritto di nascita del primogenito e non vorrò più grandi benedizioni. Ora penserò soltanto a divenire un devoto servitore. Questo è il mio unico obiettivo. Per il futuro, non importa che cosa disporrà la casa di Dio per me, io lo farò nel modo più devoto possibile. Non posso assolutamente perdere l’opportunità di essere nuovamente un operatore di servizio. Se non sono nemmeno capace di essere un devoto servitore, ma sono un semplice servitore, dopo aver completato il mio servizio dovrò ritornare nell’abisso senza fondo o nel lago di fuoco e zolfo. In tal caso, perché tutto questo? Allora è meglio non credere! Non osavo esprimere questo pensiero ad alcuno, ma non potevo sfuggire agli occhi scrutatori di Dio. Dio usava parole affilate come spade per trafiggere il mio cuore e aprire con un taglio la mia anima. Le sue parole erano: “Nessuno può sondare la natura degli uomini tranne Me, ed essi pensano tutti di esserMi ‘leali’, non sapendo che la loro ‘lealtà’ è impura. Queste impurità rovineranno le persone perché sono una macchinazione del gran dragone rosso. Fu smascherato da Me molto tempo fa; Io sono il Dio onnipotente, e non capirei qualcosa di così semplice? Sono in grado di penetrare nel tuo sangue e nella tua carne per vedere le tue intenzioni. Non è difficile per Me sondare la natura dell’uomo, ma le persone cercano di fare le saccenti, pensando che nessuno, tranne loro, conosca le loro intenzioni. Non sanno che il Dio onnipotente esiste nei cieli, nella terra e in tutte le cose?”. “Ora molte persone nutrono una piccola speranza ma, quando essa si trasforma in delusione, diventano restie ad andare avanti e chiedono di tornare indietro. Prima, ho detto che non tengo qui nessuno contro la sua volontà, ma bada a riflettere su quali saranno le conseguenze per te, e questo è un dato di fatto, non una Mia minaccia” (“Il centodiciottesimo discorso” in La Parola appare nella carne). Dopo aver letto questo, il cuore batteva forte. Sentivo che Dio veramente scruta ogni meandro dell’essere umano. Noi pensiamo a qualcosa e Dio lo sa; abbiamo segretamente nei nostri cuori qualche piccola speranza e Dio è disgustato. Egli non permette questo. Soltanto a quel tempo ebbi un po’ di riverenza nei confronti di Dio. Decisi che non avrei più condotto transazioni con Dio, bensì avrei agito onestamente come un servitore e obbedito ai Suoi progetti.
Solo in seguito giunsi a cogliere che ciò che avevo sperimentato lungo questi tre mesi era la prova dei servitori. La prima opera che Dio ha completato in persone sottoposte a una prova è avvenuta con le Sue parole. Dopo aver subito la prova dei servitori, compresi che Dio non è soltanto misericordioso e benevolo, ma che è un Dio giusto e maestoso che non sopporta le offese dell’umanità. Le sue parole hanno in sé autorità e potenza tali da non poter produrre nell’uomo altro che un cuore di timore. Compresi anche che l’umanità è creazione di Dio, che dovremmo credere in Dio e adorarLo. Ecco ciò che è giusto e opportuno. Non ci dovrebbero essere ragionamenti, condizioni, non ci dovrebbe essere ambizione o desideri eccessivi. Se si crede in Dio al fine di ottenere da Lui qualcosa, questo tipo di fede significa sfruttarLo e ingannarLo. È l’espressione di mancanza di coscienza e ragione. Anche se si crede in Dio ma non si ottiene niente, e in seguito se Ne riceve la punizione, si dovrebbe credere in Lui. L’umanità dovrebbe credere in Dio e ubbidirGli in quanto Lui è Dio. Compresi anche che io, per parte mia, sono un figlio del gran dragone rosso, discendente di Satana e uno di quelli che periranno. Dio è il Signore di tutta la creazione, e quale che sia il modo con cui mi tratta, me lo sono meritato. Tutto ciò è giusto, e dovrei ubbidire senza condizioni ai Suoi progetti e alle Sue disposizioni. Non dovrei tentare di discutere con Lui, e ancor meno dovrei resisterGli. Se ripenso alla mia idiozia che questa prova ha rivelato, vedo di essere stato davvero infame e di essere stato un autentico discendente di Satana, arrogante e irragionevole. Volevo soltanto guadagnarmi uno status elevato, grandi benedizioni o addirittura sedere al fianco di Dio e governare con Lui, ma non sapevo neppure chi fossi o che qualità avessi; mi limitavo a battermi spudoratamente e bramosamente per avere. Quando colsi che non mi sarei guadagnato le benedizioni che avevo sospirato ma che, al contrario, avrei dovuto subire la catastrofe, pensai di non credere più in Dio e di tradirLo. Queste prove assolutamente trasparenti mi fecero vedere chiaro che il mio obiettivo nel credere in Dio era di essere benedetto. Stavo evidentemente tentando di condurre transazioni con Dio; ero davvero tracotante oltre ogni limite, e avevo completamente perso quella ragione che si dovrebbe avere. Se non fosse stato per questa sapienza nell’opera di Dio, che utilizzava la prova dei servitori per conquistarmi, per infrangere la mia aspirazione di guadagnarmi benedizioni, la mia coscienza e la mia ragione non si sarebbero forse riprese. Forse non avrei potuto accettare con onestà la verità, la via e la vita da parte di Dio. In quel caso, non avrei mai potuto ottenere la salvezza o il perfezionamento.
Dopo aver subito la prova dei servitori, pensavo che non avrei più osato credere in Dio e adempiere al mio dovere allo scopo di ottenere benedizioni e pensavo che non avrei più osato compiere azioni al fine di condurre transazioni con Dio. Percepivo che sfruttare e ingannare Dio in questo modo era troppo disprezzabile. Allo stesso tempo, però, avevo una comprensione superficiale del fatto che servirsi di questa prova per salvare l’umanità è l’intenzione premurosa di Dio, e sapevo che non c’è alcuna parte di Lui che odi l’uomo. Il Suo amore per l’umanità non è mutato da quando creò il mondo, tanto che, nel mio cuore, avevo l’intenzione di andare in cerca di un sentiero per soddisfare e ripagare l’amore di Dio nella mia futura fede in Lui e nel compimento del mio dovere. Poiché, però, l’intenzione di guadagnarsi benedizioni e contrattare con Dio è troppo radicata nei cuori delle persone, non è possibile liberarsene dopo aver sperimentato una sola prova. Dopo qualche tempo questi fenomeni si mostreranno ancora. Così, per conquistarci e salvarci più profondamente e completamente, Egli suscita su di noi diverse successive prove – la prova dei tempi di castigo, la prova della morte, e la prova dei sette anni. Tra queste prove, quella che patii di più e da cui ottenni maggior frutto fu quella dei sette anni, nel 1999.
Nel 1999 si stabilì di destinarmi a una nuova provincia perché vi fungessi da responsabile della Chiesa. Fu l’anno in cui il Vangelo del Regno venne grandemente ampliato e la casa di Dio richiese che tentassimo di salvare tutti coloro che avevano la possibilità di essere salvati. Quando vidi questa disposizione della casa di Dio pensai che l’opera di Dio si sarebbe compiuta nel 2000. Per guadagnare più anime e ottenere una destinazione migliore per me quando fosse venuto il tempo, mi impegnai nell’opera del Vangelo dalla prima mattina alla notte fonda. Riguardo alla vita della Chiesa, mi limitavo a fare un’apparizione e non lasciarmi coinvolgere. Pur ammettendo che le mie intenzioni erano sbagliate, semplicemente non riuscivo a dominare il mio desiderio di guadagnarmi benedizioni. In quel tempo ero abbastanza impegnato e sentivo che fare qualcosa di diverso dall’opera del Vangelo, fosse pure mangiare e bere la parola di Dio, mi era d’ostacolo. In questo modo mi gettai in un ardore di lavoro, e prima di accorgermene, l’anno era finito. La casa di Dio aveva scelto una persona del posto per aiutare nel lavoro, così tornai alla zona della mia città natale.
Immaginavo che quando l’opera di Dio fosse conclusa sarebbe di sicuro giunta la grande catastrofe, così, dopo essere tornato a casa, mi limitavo ad attendervi ogni giorno il disastro, aspettando la fine dell’opera di Dio. Quando vidi che stava giungendo il Capodanno, sorsero i miei problemi. Prima, per evitare la richiesta di familiari e amici che volevano mi sposassi, ero sempre solito dire che ciò sarebbe accaduto nel 2000. In quel tempo pensavo che l’opera di Dio si sarebbe di sicuro conclusa nell’anno 2000 e, per quanto riguardava il matrimonio, potevo procrastinare solo fino al 2000. Non mi ero immaginato che il 2000 sarebbe arrivato così alla svelta – sarebbero venuti tutti per il Capodanno, e che cosa avrei potuto quindi rispondere loro? Mentre mi logoravo su tale questione, vi fu una condivisione della casa di Dio che sosteneva che è necessario attraversare sette anni di prove. All’udire questo messaggio mi sentii scosso e il mio cuore andò in subbuglio. Non potei fare a meno di iniziare a discutere con Dio: “In questo preciso momento non ho neppure un luogo in cui vivere con la mia famiglia. Non mi consentiranno di restare a casa a lungo – anche un solo giorno così, a casa è difficile. Mi aspettano altri sette anni – come si può sopravvivere? O Dio, Ti prego di distruggermi. Non voglio più essere perfezionato da Te, davvero non posso più sopportare questa sofferenza!”. Il giorno dopo non potevo ancora rialzarmi dalla mia depressione. Pensavo: “Comunque, sono stati sette anni! Domani è un altro giorno: me ne andrò via e mi toglierò questo pensiero dalla testa”. Non appena salii in autobus, sentii che lo Spirito Santo era dentro di me e mi rimproverava: “Quando eri in volenterosa ricerca, avevi pagato il tuo prezzo, e dicesti che avresti amato Dio fino alla fine, che non Lo avresti mai lasciato, che avresti sopportato ogni fatica e condiviso ogni gioia. Eri un ipocrita che si prendeva in giro da solo!”. Di fronte al rimprovero dello Spirito Santo, non potei fare altro che abbassare il capo. Era vero. “Prima, nel fruire della grazia di Dio, Gli avevo rivolto promesse, ma ora che ci sono difficoltà e devo soffrire, voglio tornare nel mio mondo. Le mie promesse, quindi, non sono forse semplici bugie? Dio mi ha dato così tanto amore e adesso, nel trovare un ambiente che non è totalmente come voglio, provo questo grande risentimento, fino al punto di voler volgerGli le spalle. Sono davvero una bestia ingrata, non migliore di un animale!”. A questo pensiero non ero più nello stato d’animo adatto per andare via, ma tornai a casa col cuore gonfio. Pur essendo stato costretto a essere “ubbidiente”, ogni volta che mi trovavo davanti l’insoddisfazione della mia famiglia e le occhiate storte di quelli che mi circondavano, sentivo che credere in Dio era troppo doloroso, troppo difficile. Quando pensavo al fatto che mi restavano da passare nell’opera di Dio ancora sette anni, nel mio cuore mi lasciavo andare e, qualunque cosa facessi, non percepivo di dovermi affrettare né preoccupare. Sgobbai ogni giorno nel compiere il mio dovere, come se si trattasse semplicemente di un altro giorno. Questo tipo di condizione negativa e provocatoria mi fece progressivamente sfuggire di mano l’opera dello Spirito Santo e, pur volendo trasformare la mia condizione, non vi riuscivo.
Un giorno, mentre mangiavo e bevevo la parola di Dio, vidi le sue parole che dicevano: “Alcune persone, nel cominciare a compiere il loro dovere, erano piene di energia, come non dovessero mai esaurirsi. Ma come mai nell’andare avanti sembrano perdere quell’energia? Le persone che erano allora e le persone che sono adesso sono come due tipi diversi di persona. Perché sono cambiate? Qual è il motivo? È che la loro fede in Dio ha intrapreso la strada sbagliata prima di imboccare la direzione giusta. Hanno scelto la strada sbagliata. Nella loro ricerca iniziale vi era qualcosa di nascosto che nel momento cruciale è emerso. Che cosa era nascosto? È un’aspettativa di ciò che risiede nel loro cuore mentre credono in Dio, l’aspettativa che il giorno di Dio arriverà presto, cosicché la loro infelicità giungerà al termine; l’aspettativa che Dio sarà trasfigurato e tutte le loro sofferenze finiranno” (“Chi ha perduto l’opera dello Spirito Santo è più a rischio” in Registrazione dei discorsi di Cristo). Le parole di Dio mi spinsero a cercare la radice del problema. Emerse che nelle mie occupazioni avevo la speranza nascosta che il giorno di Dio sarebbe venuto presto e che non avrei più sofferto, che avrei raggiunto una buona meta. Fin dal principio le mie attività erano dominate da questa speranza, e quando essa svanì, soffrii e andai in pezzi, al punto di tradire Dio, addirittura di pensare di fuggire con la morte. Solo in quel tempo vidi che avevo seguito per così tanti anni Dio, ma in sostanza non perseguivo il sentiero della verità; avevo sempre tenuto i miei occhi fissi sul giorno di Dio e mi ero messo a contrattare con Lui per ottenere le Sue benedizioni. Anche se allora non potei fare a meno di restare nella famiglia di Dio e non lasciarLo, se non avessi risolto la contaminazione che avevo dentro me, presto o tardi avrei opposto resistenza a Dio e Lo avrei tradito. Dopo aver colto questo pericolo nascosto dentro me, chiesi nel mio cuore a Dio: “Che cosa posso fare per liberarmi dalla contaminazione di questa speranza nel giorno?”. A quel punto ancora una volta lessi le parole di Dio, che recitano: “Lo sai che in questo paese, mentre potete sopportare queste sofferenze e gioire dell’opera di Dio, gli stranieri davvero vi invidiano tutti? I desideri degli stranieri sono: ‘Anche noi vogliamo sperimentare l’opera di Dio, patiremo qualunque cosa per questo. Anche noi vogliamo ottenere la verità! Anche noi vogliamo ottenere qualche intuizione, acquisire una certa levatura, ma purtroppo non abbiamo questo ambiente’. […] Completare questo gruppo di persone nel paese del gran dragone rosso, facendogli sopportare queste sofferenze, si può dire che sia la più grande elevazione. Una volta fu detto: ‘Molto tempo fa ho spostato la Mia gloria da Israele verso Est’. Comprendete tutti il significato di questa affermazione ora? Come dovresti percorrere il sentiero in futuro? Come dovresti cercare la verità? Se non cerchi la verità, come puoi ottenere l’opera dello Spirito Santo? Quando avrai perduto l’opera dello Spirito Santo, ti ritroverai nel pericolo maggiore. La sofferenza del presente è insignificante. Sai che cosa farà per voi?” (“Chi ha perduto l’opera dello Spirito Santo è più a rischio” in Registrazione dei discorsi di Cristo). Da queste parole di Dio potevo cogliere che nel fatto che le persone oggi siano capaci di soffrire è posto un grande significato, ma non riuscivo a individuare quale fosse effettivamente il senso di quel soffrire. Sapevo soltanto che solo se avessi potuto comprendere il senso della sofferenza sarei stato capace di trasformare autenticamente la mia condizione di speranza nel giorno di Dio. Era un percorso verso la soluzione. Pur non comprendendo in quel tempo il senso della sofferenza, la sola cosa che potevo fare era di perseguire davvero la verità, di cercarla maggiormente, perché solo se avessi ottenuto la verità avrei davvero potuto comprendere il significato della sofferenza, e solo allora avrei potuto liberarmi di questa contaminazione dentro di me.

Note a piè di pagina:

a. Il testo originale non contiene “proprio come”.

Saperne di più: Mettersi sul cammino della fede in Dio

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